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domenica 11 agosto 2013

MANTOVA, LA CITTA' DELL'ACQUA

Le origini di Mantova si perdono nella leggenda e nella palude circondata e spesso allagata dal Mincio: è lì che si rifugiò Manto, maga ed indovina fuggitiva figlia di Tiresia, da cui aveva ereditato il dono della divinazione.

Un luogo inospitale isolatato da tutto e da tutti coperto solo da canne, in cui la maga fonda la città di Mantova.
Origini greche secondo la leggenda raccontata anche da Virgilio, etrusche a parere di alcuni studiosi che accreditano la tesi che Manto sia una divinità etrusca dell'oltretomba.


Tracce vecchie di 2000 anni di Umbri, Etruschi, Romani, Galli, Celti e Bizantini fino a far parte dei possedimenti dei Canossa intorno all'anno 1000 testimoniano l'antichità dell'abitato che sorgeva su isolotti emersi e sulla terra lasciata asciutta dai capricci del Mincio.

fior di loto

Il Mincio è un fiume emissario del lago di Garda, scorre nella Pianura Padana e si immette nel Po di cui è l'ultimo affluente di sinistra. Nei pressi della città di Mantova il fiume attraversa un'ampia depressione all'interno della Pianura Padana dove forma la Valle del Mincio.

Il destino dell'abitato di Mantova dipendeva dalle piene del Po che rigurgiatava le sue acque nel Mincio e conseguentemente, allagava la città.


Nel 1188, grazie al progetto di Alberto Pitentino, i mantovani videro realizzarsi i loro sogni con la costruzione di un ponte-diga che tratteneva le acque a monte e formava un lago (Lago Superiore) che riversava le sue acque scaricandole nei laghi di Mezzo e Inferiore.

Le grandiose opere idrauliche così costruite resero la città di Mantova un'isola circondata da quattro laghi, impenetrabile da ogni lato. (Alla metà del '700 il lago Paiolo fu prosciugato, rimangono oggi tre laghi).


Con i Gonzaga che governarono la città dal 1328 al 1707, Mantova divenne il gioiello che ancora oggi possiamo ammirare.
La straordinaria eredità dei Gonzaga appare dall'acqua, i colori dei momumenti si mischiano con il grigio-verde delle acque, i verdi delle piante acquatiche si armonizzano con i rossi del Castello di S.Giorgio, la splendida Reggia dei Gonzaga si mostra dalle lente acque navigabili del Mincio.


Mantova vista dall'acqua appare come un miraggio, un'opera d'arte in cui artisti famosi lasciarono i segni: Andrea Mantegna, Giulio Romano, Leon Battista Alberti, un' unione di terra, acqua, storia e leggende che dai laghi suscita ammirazione e stupore.



Rigoletto

Dopo una visita alla città, Patrimonio dell'UNESCO, la cosa migliore è un viaggio in barca per ammirare la natura che la circonda, una riserva naturale protetta dove vivono aironi, folaghe, tuffetti, nitticore, svassi e cormorani.


Importante è la ricchezza di piante acquatiche tra cui spiccano ninfee e Fior di Loto, trapiantato nel 1921 da una giovane laureata in Scienze Naturali ed ora diffuso in numerose ed estese colonie all'interno dei laghi.


Tra le acquatiche importanti emerge Trapa natans, la famosa castagna d'acqua, presenza autoctona nei laghi del Mincio che in autunno viene consumata cotta.

Trapa natans

Sono stata stregata da questo suggestivo ambiente alcune settimane fa, in una calda domenica estiva, alla ricerca del silenzio e dalle voci della natura, così difficile da sentire nel rumore delle città trafficate e affollate.


La partenza del barcone è dal Ponte dei Molini, subito è evidente la bellezza della città che si specchia nelle calme acque del Mincio, si ammira la Locanda di Sparafucile, in riferimento all'opera di Verdi  "Rigoletto" mentre la numerosa aviofauna osserva incuriosita i visitatori.


La zona mostra interessanti angoli naturali che testimoniano l'ambiente umido di un tempo, molto raro oggi in Italia.
Man mano che si procede nella navigazione le acque si fanno sempre più ferme e silenziose tra angoli storici e nidi di uccelli acquatici.

Si ammira il "bus dal gat", antro dove si rifugiò l'indovina Manto prima di fondare la città dei Gonzaga, antichi ponti (il ponte di S.Giorgio esisteva nel 1199), la cinquecentesca Porta Giulia, il "Vasaron" il dislivello di 3 metri tra il lago Superiore e quello di Mezzo.
Tra ninfee fiorite e pescatori solitari appare Andes, paese natale di Virgilio, paesaggio che lo ispirò per le sue "Bucoliche".


Nella valle la natura dà spettacolo: distese di Fior di Loto e ninfee galleggiano tra carici e canne all'ombra di salici e pioppi, nel silenzio si levano in volo aironi e falchi di palude. Cicogne e martin pescatori scrutano assorti.
L'invito è quello al silenzio, per una volta si può solo ascoltare.


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