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lunedì 7 ottobre 2013

MAGIA DELL'ACQUA: IL CULTO DELLE NINFE

Da alcuni giorni, con estrema tristezza, ho terminato la lettura dell'ultimo romanzo di Giuseppe Pederiali.
Pochi mesi fa è scomparso a causa di un grave incidente, lasciandoci privi di tutte quelle cose che avrebbe potuto raccontarci.
Nato a Finale Emilia, uno dei paesi della Bassa maggiormente colpito dal terremoto del maggio 2012, nonostante una vita trascorsa nella più moderna Milano, è rimasto profondamente legato alle tradizioni e alla gente della Bassa padana.


E' dai suoi libri che ho appreso dell'esistenza di tutte quelle creature fantastiche e surreali che abitavano la nostra antica palude, delle storie bizzarre narrate sulle nostre genti cresciute con i piedi e le radici affondate nel fango della palude.
Storie immaginarie che si tramandano da sempre nelle tradizioni dei popoli che dalle paludi hanno strappato faticosamente il quotidiano, coabitando con gli strani abitanti senza tempo di questi luoghi nebbiosi anche in estate.

Tipico ambiente della Bassa

Leggere le storie di Pederiali, e conoscerlo di persona, mi ha unito più profondamente alle mie origini, a quel tempo in cui la palude era vittoriosa sull'uomo, a capire che quello che sento dentro viene da un lontano passato, dove le creature femminili della Bassa erano protagoniste indiscusse.


Molte sono le creature legate all'acqua stagnante della Pianura o a quella melmosa dei fiumi che un tempo scorrevano liberi dalle costrizioni degli uomini: ninfe, fate, draghi padani di palude (chiamati Bosme), Anguane, Palpastrighe (creature malvagie un terzo donne, un terzo streghe, un terzo spettri, vestivano di ragnatele e si nutrivano di sangue e delle virtù umane.)


Poi donne fantastiche, raccoglitrici di erbe magiche capaci di guarire con i segni e che mai evocano il male (ne esistono ancora oggi nei paesi della Bassa), traghettatrici di palude, lavandaie, rezdore (letteralmente "reggitrici" cioè donne che amministrano sapientemente la casa e la cucina).

Venere del paleolitico


Il matriarcato è sempre stato forte in Emilia, le statue delle Veneri preistoriche secondo Pederiali non sono altro che ritratti della tipica donna emiliana: sedere grosso e basso (con tutto quello che assaggia mentre cucina!), fianchi larghi, seno prosperoso....

Le creature delle acque, come le ninfe, sono sempre state presenti nella vita degli uomini, i Greci hanno solo dato loro una forma umana ed un nome.
La loro esistenza nelle fonti, negli stagni, nei ruscelli persiste dalla notte dei tempi, sono nate dalla forza e dalla magia dell'acqua e dall'umidità delle caverne, il mormorio dell'acqua che scorre è la loro voce.


Le creature delle acque sono divinità alla portata degli uomini comuni, intervengono nella vita semplice di ogni giorno, sono madri, si accontentano di offerte di fiori e cibo, si accontentano di altari improvvisati per onorarle.
Sono divinità amate e temute, non devono essere osservate con la luce del sole, comune è l'avvertimento di tenersi lontano da pozze d'acqua quando la luce solare inganna lo sguardo.

Anguane, creature nate con i piedi al contrario, stanno a guardia di pozzi e maceri dove i miasmi della canapa ubriacano, per non far avvicinare i bambini al pericolo, storie raccontate nelle stalle per mettere in guardia ragazze sprovvedute e bambini troppo intrapendenti.


Quando il matriarcato tramonta, le creature femminili di fonti, boschi e grotte decadono ufficialmente ma non nel cuore della gente delle campagne, si continua ad invocarle e venerarle a dispetto della Chiesa Cattolica che le demonizza e le degrada al ruolo di streghe.
Famosi sono i processi alle streghe nella Bassa, (documentati) ma inutili per estirpare il culto segreto delle ninfe, non esistevano edifici di culto da abbattere, immagini da cancellare, altari da sconsacrare.

Per il culto delle ninfe basta un masso su cui bruciare un'erba aromatica, una pozza d'acqua in cui gettare una coroncina di fiori, un bosco sacro da attraversare rivolgendo una preghiera, una fonte, una caverna, una radura, un cerchio di pietre....

grandi "pioppe"

Nella Bassa non tutto è perduto, nel dialetto si esprime ancora quell'universo femminile segreto tanto amato .
I pioppi, alberi che con l'acqua hanno un legame speciale, in dialetto sono "le pioppe" , creature che mormorano al vento leggende e fole (favole) a chi è in grado di ascoltarle.
Con le numerose feste che si tengono tutt'ora nel mese di Maggio si vogliono ricordare antichi riti di fertilità connessi ai Celti, popolo molto legato alla natura.


Vecchi alberi ospitano all'interno del loro tronco immagini votive di Madonne, ma solo per ingannare la Chiesa, in realtà le preghiere venivano rivolte alle creature dei boschi perduti.
Non a caso sono olmi, pioppi e ontani, alberi legati all'acqua, quelli che custodiscono immagini sacre, piccole costruzioni senza troppe pretese sono luoghi di culto contadino e spesso collocate presso antiche fonti o corsi d'acqua.

Madonna dell'Acero, Lizzano

Sparsi nella provincia bolognese si trovano piccoli santuari legati al culto mariano e agli alberi: "Madonna dell'Olmo" a Budrio, "Beata Vergine della Pioppa" a Castelguelfo, "Madonna del Rio" a Fontanelice, "Madonna dell'Acero" a Lizzano in Belvedere, "Madonna del Salice" a Ferrara.


Culti antichi che persistono, storie da tramandare.....

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