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venerdì 4 aprile 2014

RANE E RANOCCHI: I PRINCIPI DEGLI STAGNI


(...) Vicino al castello del re c'era un gran bosco tenebroso e nel bosco, sotto un vecchio tiglio, c'era una fontana: nelle ore più calde del giorno, la principessina andava nel bosco e sedeva sul ciglio della fresca sorgente; e quando si annoiava, prendeva una palla d'oro, la buttava in alto e la ripigliava; e questo era il suo gioco preferito. 
(...)) la palla sparì, e la sorgente era profonda, profonda a perdita d'occhio. Allora la principessa cominciò a piangere, e pianse sempre più forte, e non si poteva proprio consolare. E mentre così piangeva, qualcuno le gridò: - Che hai, principessa? Tu piangi da far pietà ai sassi.
Ella si guardò intorno, per vedere donde venisse la voce, e vide un ranocchio, che sporgeva dall'acqua la grossa testa deforme. -  Ah, sei tu, vecchio sciaguattone! - disse, - piango per la mia palla d'oro, che m'è caduta nella fonte.
- Chétati e non piangere, - rispose il ranocchio, - ci penso io; ma che cosa mi darai, se ti ripesco il tuo balocco?
- Quello che vuoi, caro ranocchio, - diss’ella, - i miei vestiti, le mie perle e i miei gioielli, magari la mia corona d'oro.


Così inizia la fiaba dei Fratelli Grimm "Il principe ranocchio" che, gettato contro un muro dalla bella principessa inorridita dall'aspetto viscido dell'anfibio, si trasforma alla fine in un bel principe tramutato in un brutto ranocchio a causa di un incantesimo.
Su rane e rospi leggende, credenze popolari e modi di dire si sprecano, da sempre gli uomini sono rimasti affascinati dallo strano ciclo vitale di questo anfibio, soprattutto chi è sempre vissuto a contatto con l'acqua di stagni e paludi.

antico ranaro

Qui nella Bassa, dove la quantità di zone paludose superava quella della terra asciutta, le rane non hanno avuto vita facile: oltre a guardarsi le spalle dai normali predatori, hanno per secoli fatto i conti con i "ranari" ovvero con chi pescava rane per mestiere e per fame, che ha reso prelibate le delicate carni di questo saltafossi.

La cittadina in cui sono nata e tutt'ora vivo, appoggia le sue fondamenta su un'antichissima palude, qui la rana è un simbolo (gli abitanti sono detti "ranòc" ovvero ranocchi), fino a qualche decennio fa si andava "a rane" lungo i canaloni e i fossati per poi mangiarle fritte, nel riso o in umido.
Per pescare rane bisognava essere esperti: le si allettava con un'esca costruita con una calza velata da donna (agli occhi di una rana curiosa poteva sembrare una farfalla) e quando la rana saltava per acchiappare l'esca la si prendeva al volo (forse) con un retino.

Rana fritta

Da bambina ho assistito qualche volta al rito di pulizia del prelibato bottino, ricordo che le rane decapitate continuavano a saltare come se nulla fosse loro accaduto. Poi, private dalla pelle, venivano fritte, un piatto ambito ancora oggi e tema di sagre popolari nella Bassa.

Oggi il mestiere di ranaro è sparito, tutti gli anfibi sono protetti dalla Convenzione di Berna, la Regione Emilia-Romagna ha posto divieto assoluto di pesca alla rana.
I concerti notturni estivi delle rane non si sentono più, i maceri e i fossati sono scomparsi, il rumore delle automobili copre il timido gracidare degli ultimi esemplari che spesso vengono schiacciati dal traffico mentre vagano alla ricerca di uno stagno.


In una campagna sempre più tecnologizzata, dove si trovano ancora tracce di stagni, canali e corsi d'acqua seppure periodicamente allagati, la Rana verde trova il suo habitat naturale.
Il ruolo degli anfibi, spesso ignorato, è di fondamentale importanza alla vita di un ecosistema umido sia perchè essi stessi fonte di cibo per numerosi pesci e uccelli, sia perchè sono formidabili cacciatori di insetti, compresi quelli nocivi all'agricoltura.

Il nome generico "Rana verde" comprende un sistema complesso di anuri di cui si possono distinguere tre gruppi principali: Rana verde maggiore (Pelophylax ridibundus), la nostrana Rana dei fossi (Pelophylax esculenta), Rana verde minore (Pelophylax lessonae).

Pelophylax ridibundus

La Rana comune che vive in Pianura Padana è Pelophylax esculentus, un ibrido tra Rana maggiore e Rana minore.
La Rana verde dei fossi è un anfibio della famiglia dei Ranidi che vive ai margini degli stagni e dei corsi d'acqua lenti, fossati colmi d'acqua con una fitta vegetazione ripariale tra cui nascondersi in caso di pericolo.
Le rane adorano gli acquitrini ricchi di piante palustri e con un fondo melmoso in cui trascorrere il letargo invernale o sfuggire ai predatori.
Al minimo sentore di pericolo la Rana comune dei fossi si tuffa velocemente in acqua, elemento in cui si trova perfettamente a proprio agio nuotando velocemente grazie alle zampe palmate.


Le abitudini di questo batrace sono sia diurne che notturne: di giorno se ne sta sulle sponde a prendere il sole tuffandosi ogni tanto in acqua per rinfrescarsi e nuotare distesa con la testa lievemente sporgente, meglio se nascosta da un tappeto di Lemna, di notte caccia o si riposa sul pelo dell'acqua.
Spicca salti poderosi e perfetti con una precisione impressionate, lunghi anche 2 metri, tramite le potenti e muscolose zampe posteriori provviste di 5 dita collegate tra loro tramite una membrana.
Le zampe anteriori invece sono più corte e con 4 dita, sul terreno vengono utilizzate per l'appoggio, durante il nuoto invece vengono distese lungo il corpo.


Il corpo della Rana esculenta è tozzo, lungo circa 12 cm., il tronco non distinto dal capo in cui spiccano gli occhi sporgenti di forma rotonda con una pupilla lievemente orizzontale e gialla.
La vista è acutissima, le prede vengono individuate ad una notevole distanza anche se in movimento sott'acqua e catturate grazie alla corta lingua estroflettibile.
L'alimentazione della voracissima Rana verde varia tra insetti, vermi, farfalle, lumache, larve, a volte piccole rane e lucertole che vengono catturati vivi dopo pazienti appostamenti.
L'anuro, individuata la preda, vi si getta addosso con tutto il corpo e con un rapido colpo di lingua introduce il malcapitato direttamente nello stomaco.


Il colore predominante della Rana dei fossi è il verde smagliante o bruno oliva con macchie scure sul dorso, ventre bianco e fianchi con macchie nere.
Alcuni individui presentano una linea mediana dorsale.
La pelle della rana presenta la particolarità di essere nuda e viscosa e viene utilizzata come organo di respirazione più dei polmoni che sono organi poco sviluppati.
La rana per introdurre aria dalla bocca la deve rapidamente ingoiare essendo priva di una gabbia toracica, la pelle per assorbire aria deve essere bagnata per questo l'anfibio necessita della presenza di acqua.

Uova

Il gracidare delle rane è un concerto tipico che ci fa pensare all'Estate quando i cori soprattutto maschili riempiono l'aria mentre le femmine sono occupate a deporre le uova, il corteggiamento inizia ad Aprile-Maggio a seconda della temperatura.
I maschi possiedono ai lati della bocca particolari membrane molto sviluppate che utilizzano per chiamare le femmine le quali depongono sul fondo dei corsi d'acqua ammassi di uova tenute unite da una gelatina.
Dopo una settimana circa dall'accoppiamento nascono i girini, larve incapaci di nuotare e mangiare provviste di due ventose con le quali aderiscono alla vegetazine o al guscio dell'uovo per compiere la loro metamorfosi.

Girini

Durante la metamorfosi che dura circa 2-3 mesi, compaiono le branchie e la coda, il girino è in grado di respirare e nuotare, è erbivoro ma si nutre anche con le riserve immagazzinate nella coda e con i residui dell'uovo.
Quando i polmoni diventano attivi le branchie si chiudono, alla comparsa delle zampe sparisce anche la coda.
Il piccolo ranocchio completo è lungo circa 1 cm., inizia ad avventurarsi fuori dall'acqua dove completerà lo sviluppo, le dimensioni definitive verranno raggiunte dopo 5 anni.

Girino quasi rana

Rane e ranocchi sono diventati una specie seriamente minacciata e non dai loro naturali nemici cioè abitanti palustri come testuggini, aironi, faine, serpenti e
pesci che predano i girini, ma dalla progressiva scomparsa del loro ambiente naturale.
L'uso di diserbanti e antiparassitari, le colture intensive della pianura, il prosciugamento di acquitrini per ottenere terra coltivabile, l'introduzione di specie esotiche predatrici, minacciano seriamente la sopravvivenza di questi anfibi.
L'innalzamento globale della temperatura terrestre causa il prosciugamento anticipato delle pozze d'acqua, i girini non riescono a compiere il ciclo vitale e muoiono per mancanza di acqua prima che la metamorfosi sia completata.
Le rane, a differenza dei rospi, non possono allontanarsi dall'elemento acquatico, un modo per favorire la conservazione della specie è la protezione del loro habitat naturale.
Ospitare rane e ranocchi nel proprio laghetto naturale è vantaggioso per l'eliminazione degli insetti, gli anfibi sono ottimi insetticidi naturali, la loro presenza sarà indice di buona salute dello specchio acquatico.







1 commento:

Krilù ha detto...

L'acqua è sempre pullulante di vita; vita che nuota, saltella o striscia.
E' una delle peculiarità dei giardini d'acqua.
Anch'io, quando ero piccola ho assistito spesso alla concia delle rane, di cui fossati, stagni e scoli della mia campagna erano ricchi. Anche se da più di 40 anni non ne ho più mangiate ricordo che mi piacevano molto, soprattutto impanate e fritte.